L’occasione me l’ha data l’altra sera la trasmissione di Fabio Fazio durante la quale – meritoriamente – si parlava della difficile condizione di un testimone di giustizia siciliano (per fatti di mafia). Nella mia serena animosità ho coniato lì per lì il concetto di “ergastolo culturale” a cui, da siciliano onesto e intransigente, mi sento condannato dai media. Francamente sono stanco di sentire parlare della mia terra solo per le ruberie dei nostri infami politici e per le gesta della mafia. So che è pericolosissimo trattare con questi termini tali materie. So, inoltre, che per i sempre attivi professionisti dell’antimafia il mio sfogo potrebbe costituire materia per camparci per i prossimi due o tre anni. So, infine, benissimo che la più grande infamia di uomini politici, professionisti, istituzioni, ecc.. nel passato fu quella di affermare che la mafia non esisteva e che quindi era inutile parlarne. Ho di recente finito di leggere il libro “Se muore il Sud” dei giornalisti Gian An...