La Coppa Italia con l'aiutino

Se il Palermo avesse vinto la Coppa Italia oggi staremmo a parlare di un vento nuovo nel calcio italiano, anzi, si sarebbe potuto parlare di vento nuovo, perché in pochi lo avrebbero fatto. Non sono mai stato un grande tifoso, men che meno del Palermo, ma ieri sera mi sono immedesimato in quei sostenitori rosanero che si sono sobbarcati una trasferta che per gli italiani normali è una passeggiata, per gli isolani una fatica: mi sono immedesimato e ho provato rabbia. 
In tv la partita era commentata da un ex calciatore interista, e raccontata da un telecronista di primo pelo, primo pelo e mezzo. Nessuno dei due ha avuto l'onestà o il coraggio di dire che il match è stato potentemente condizionato dall'arbitro Morganti, che ne ha combinate di tutti i colori: rigore non fischiato per fallo del furbo Lucio su Pinilla (anzi, fischiato fallo al palermitano!); altro rigore, prima, da parte di Chivu su Hernandez; espulsione di Munoz, dopo il gol realizzato dall'argentino, del tutto inventata (forse per punirlo della segnatura) proprio nel momento in cui il Palermo stava profondendo lo sforzo finale per il pari. Certo, dall'altra parte della bilancia va caricato l'episodio che ha fruttato la segnatura (la palla sembrava uscita, prima del cross che ha fruttato il calcio d'angolo del gol). Però non dobbiamo neanche scordarci tutta una serie di errori fastidiosi e innervosenti ai danni della squadra di Delio Rossi.
La finale di Coppa Italia mi è parsa paradigmatica del nostro Paese. Poi, sì, bravo Eto'o, bravissimo, un campione! Ma erano grandi campioni anche quelli della vituperata Juventus di Moggi, nessuno poteva discuterne le capacità tecniche. Ecco, io penso che l'Inter non avrebbe avuto bisogno dell'"aiutino", più o meno consapevole, esattamente come la Juve che fu. Adesso l'arbitro Morganti va in pensione, speriamo possa essere l'inizio di un calcio senza soggezioni verso i poteri forti e ricchi.

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