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Visualizzazione dei post da febbraio, 2012

Una passeggiata

Passanti da tutte le parti; astanti, non ne parliamo proprio. Case. Strade. Pioggia. Sole. Vetture in movimento. Furgoni che sfrecciano (hanno sempre premura, quelli coi furgoni). Vetture ferme, sempre in divieto di sosta. Baristi all'uscio, che si fumano una sigaretta (e bestemmiano tra loro e loro se entra un cliente). Clienti di banche, che escono tristi (avranno pagato); clienti di banche che escono tristi anche loro, ma un po' meno (avranno ritirato somme loro). Macellai col camice bianco schizzato di sangue (di solito sono sempre tra le persone più simpatiche, si vede che è l'effetto che fa il sangue addosso). Gente antipatica (che ti verrebbe voglia di farle lo sgambetto e anche di più); gente bella, nel senso più ampio del termine; gente furba; gente dolce; gente gentile e forse intelligente. Negozio di elettronica, con vetrina invitante. Bel cappello in un'altra. IL MARE, proprio lì dietro. Oh, ma ecco il portone di casa: rientro, grazie per l'attenzione.

Piccola gioia in corso (con inchiostri differenti)

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Ci ha fatto una discreta fortuna, proprio sotto forma di libro, il fortunato Francesco Piccolo. Sto parlando delle piccole gioie della vita. Una, che mi sta capitando in questi giorni, ve la illustro in due parole.  Trovare, tra le pieghe di un trasloco,   un libro. Di cui mai hai sentito parlare. O meglio, del cui titolo hai sentito parlare, ma che nemmeno sai a chi attribuire. E che è proprio di quell'Autore  con cui hai un controverso rapporto di stima/polemica a posteriori (per questioni anagrafiche). Isolarsi dal contesto, non leggendo alcuna critica o informazione sul libro medesimo. Iniziare a sfogliarlo con lo stato d'animo della più candida fra le creature innocenti....(esageriamo). Sapere soltanto che l'Autore aveva scritto, a commento di questa sua opera, la seguente frase: “Ho cominciato a scriverlo per divertimento e l'ho finito che non mi divertivo più”.  L'essenza della gioia sta nell'autocostrizione a leggerlo lentamente, per due motivi: perché

La paternità delle battute

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Faccio satira, ormai da un sacco di tempo (nove anni direi). Sono tenutario...della più vecchia rubrica di Repubblica Palermo, anche se credo di essere ancora tra i più giovani titolari di rubriche di tutte le Repubbliche....Insomma, vi manifesto il misto tra orgoglio e rimpianto che mi anima. Tutto questo preambolo non richiesto per dire che della materia - satira - un po' me ne intendo.   Nei giorni scorsi Maurizio Crozza è stato un po' massacrato dai miei colleghi di twitter perché è stato accusato di copiare le battute trovate nei meandri del social forum più di moda. Non mi sono infilato nella polemica per un motivo: è quasi impossibile dire chi l'ha ideata prima, una battuta. Oggigiorno la rete permette a tutti di scrivere e far conoscere le proprie "opere" d'intelletto, ed è meravigliosamente bello quanto impressionante tutto ciò. Nello sterminato mare magnum della satira in rete anch'io - nel mio piccolo - ho avuto una microscopica polemica col fa

Voglia di scrivere qualcosa

Qualcosa!

Ho regalato una vestaglia a mia madre

Ho regalato una vestaglia a mia madre,  perché è il suo compleanno. Ho regalato una vestaglia a mia madre,  per farle sentire il mio calore. Ho regalato una vestaglia a mia madre,  per proteggere i suoi ricordi. Ho regalato una vestaglia a mia madre,  per dirle "grazie, hai fatto tanto, ora riposati". Ho regalato una vestaglia a mia madre  e mi è parso un regalo perfetto. Ho regalato una vestaglia a mia madre, e mia madre mi ha regalato un sorriso. Mi frega sempre, mia madre