Perché l'Italia non vuole realizzare il ponte sullo Stretto di Messina pur esistendo già il progetto?

 Piccolo vademecum sul perché il Ponte sullo Stretto non è stato realizzato.

Esiste un progetto definitivo redatto dalle più grandi società d'ingegneria al mondo in materia ponti (la danese Cowi coadiuvata da altre, con progetto supervisionata dalla americana Parsons Transportation), della soluzione che era stata scelta dopo oltre 20 anni di studi: ponte sospeso a campata unica di 3.300 m di lunghezza. Progetto che era stato già appaltato quando, nel 2012, il premier Mario Monti ed il ministro dei trasporti Corrado Passera bloccarono tutto, esponendo lo Stato al pagamento di almeno 700 milioni di euro di penali al consorzio Eurolink, ancor oggi pendente.

Nel 2020 la ministra del PD Paola De Micheli, per perdere tempo ed evitare di inserire il Ponte nel PNRR ritenne di commissionare un ulteriore studio sull'opportunità di realizzare un collegamento stabile sullo Stretto di Messina. I professionisti designati ci impiegarono più tempo del previsto ma consegnarono lo studio che, però, rimase misteriosamente nei cassetti della ministra del PD.

Quando cambiò governo e alla poltrona del Ministero delle Infrastrutture (divenuto "sostenibili") si sedette il prof. Enrico Giovannini (in quota Grillo-PD), costui integrò il quesito agli illustri studiosi chiedendo di vagliare tra le varie opzioni anche quella dei traghetti (lui lo chiama attraversamento dinamico).

Scongiurato il pericolo di inserire il Ponte tra i progetti da finanziare col Recovery Fund, Giovannini tirò fuori la relazione completata dagli esperti che indicava la imprescindibile esigenza di un collegamento stabile sullo Stretto da scegliersi tra ponte sospeso (quello di cui c'è già il progetto definitivo) e ponte a più campate (che nei 20 anni di studi era stato scartato per motivi che può comprendere anche un bambino della prima elementare: piloni in mezzo al mare in uno dei tratti più trafficati al mondo e tanto altro).

Sette mesi fa il ministro Giovannini tira fuori dal suo cilindro da prestigiatore maldestro l'esigenza di porre la questione a Italferr se convenga un ponte a tre campate o ad una, e nei giorni scorsi aggiunge il quesito: "o niente?". Ora, uno Stato vagamente serio, dove una parte del territorio non è la colonia della restante situata da Napoli in su, il ponte lo avrebbe costruito da almeno 5 lustri. Ma la cosa che più mi fa imbestialire, da siciliano, da ingegnere, da persona di buon senso e con gran senso della dignità è perché nessuno chiede le dimissioni del ministro saltimbanco Giovannini e dell'amico dei poteri forti Mario Draghi, suo silenzioso sodale. Forse perché nessuno sa quanto vi ho appena raccontato?




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